Storia degli oratori di Spino d'Adda

Da una ricerca di Maurizio Marchini.

Foto d'epoca: la Carabèla
Sullo sfondo, la Carabela dove sorgerà l’oratorio con la cappellina.

Quando nel 1565 San Filippo Neri dettò le prime regole dell'Istituto dell'Oratorio, una congregazione religiosa di sacerdoti, impegnati nell'educazione dei giovani, in lui ardeva il desiderio di raccogliere attorno a sé i ragazzi turbolenti delle borgate romane per sottrarli alla delinquenza ed educarli. Di fatto, così, San Filippo fondò il primo oratorio in Roma e la sua idea trovò applicazione e favore così che ne sorsero molto presto degli altri. Da allora molta strada é stata percorsa e l'oratorio é diventato sempre di più uno strumento educativo oltremodo importante di ogni comunitá.

Interno del cortile con due ragazzi in motocicletta
Interno del cortile della casa del coadiutore.
Foto di gruppo con suora e ragazze
Nel cortile della casa del coadiutore sorgerà l’oratorio femminile.

L'oratorio di Spino d'Adda non vanta origini così vetuste. I primi documenti esistenti nell'archivio parrocchiale che ne parlano risalgono al 1901 quando la vecchia "casa dei coadiutori", allora abitata da due sacerdoti, fungeva anche da oratorio, priva dei conforti attuali, senza cinema, senza sale per le riunioni, senza cortili spaziosi adatti per il gioco. Nell'interno del cortile esisteva uno stallino, il pollaio, il casotto per la conservazione del ghiaccio, gli orti dei curati e del sacrestano. Presumiamo che questo fosse l'oratorio maschile poiché solo nel 1931 viene fatta menzione della presenza di un oratorio femminile diretto dalle suore della Sacra Famiglia di Spoleto dotato di un piccolo teatrino nell'asilo.

Nel 1928 per l'esercizio del cinema-teatro e per le opere parrocchiali, esisteva un vecchio, infelice salone (attualmente completamente ristrutturato e trasformato in negozi) con una capienza di 100 persone ottenuto dall'adattamento di un portico nel cortile del parroco, lontano dall'oratorio circa 100 metri. Il vecchio edificio non presentava le richieste condizioni legali di sicurezza e di igiene per cui si deve ad una grande tolleranza da parte delle autoritá se per un decennio ebbe l'autorizzazione a servire come cinema-teatro. Venne però il tempo della fine di questa tolleranza. Il parroco, Mons. Giovanni Quaini (1931-1951), ne ebbe sentore, e consigliatosi con l'allora Vicario Generale della Diocesi, Mons. Luigi Fadini, deliberò di affrontare l'ardua impresa della costruzione di un nuovo salone che servisse come cinema-teatro e cominciò col costruire attorno a sé un comitato fra i maggiorenti, compresi i gerarchi fascisti. Ottenuto il nulla osta da parte del Municipio e l'assicurazione da parte del segretario politico locale del partito fascista che non sarebbe stata costruita in paese una casa littoria con uno spazio adibito a cinema-teatro, il parroco fece redigere il progetto del nuovo salone. Il preventivo fù di 65.000 lire e i lavori vennero affidati ad una impresa costruttrice locale.

Nel marzo del 1938 iniziarono i lavori preliminari che comprendevano l'abbattimento di parte dei ruderi della casa dei coadiutori, scavi per le fondamenta, per uno scantinato e per il sottopalco del teatro. L'area occupata dal fabbricato era formata dalla gran parte del cortile dei coadiutori. Il nuovo edificio venne costruito con l'aiuto concreto degli spinesi: i braccianti prestarono gratuitamente la loro opera e gli agricoltori le vetture per il trasporto dei materiali. Nell'ottobre del 1938 il nuovo salone era pronto; il costo totale dell'opera fu di 94.338 lire e 20 centesimi e il giorno 16 dello stesso mese, festa della Madonna del Rosario, il Vescovo di Lodi S.E. Mons. Pietro Calchi Novati benedisse la nuova struttura. Nel libro cronistorico si legge: "Erano presenti alla bella cerimonia una folla di oltre 600 persone accalcate nella platea e nella tribuna, e tutto il comitato promotore". Purtroppo ultimata l'opera, apparvero subito risolute opposizioni, da parte degli organi fascisti di Cremona, contro la concessione dell'autorizzazione all'apertura del nuovo cinema-teatro. Essi sostenevano, infatti, che le attivitá ricreative spettavano esclusivamente al dopolavoro e che gli oratori non avevano più ragione di essere, dal momento che la fanciullezza e la gioventù erano organizzate nella G.I.L. (Gioventù Italiana Littoria). Questa controversia venne risolta mediante un accordo, copia del quale é conservata nell'archivio parrocchiale, stipulato fra il segretario del fascio, il presidente del dopolavoro rurale di Spino d'Adda e il parroco Mons. Quaini il 1 settembre 1939 a Cremona. L'oratorio, così, poté finalmente avere il suo cinema-teatro funzionante.

Pur non possedendo le strutture ed i mezzi di quello odierno, l'oratorio esercitava un grande fascino sull'animo dei giovani spinesi grazie anche allo zelo degli assistenti. I meno giovani ricordano con piacere l'infaticabile don Giuseppe Galluzzi. Il suo spirito focoso ed intraprendente galvanizzò tutta la massa giovanile del paese che polarizzò all'oratorio, dove era una fucina di tutte le attivitá.

Negli anni della seconda guerra mondiale (1940 – 1945) l’oratorio divenne un po’ il porto di mare dove tutti venivano a riparare. Ospitò gli sfollati, gli operai della TODT(1), circa 70 uomini che occupavano tutto il salone del cinema, i soldati tedeschi, circa 150 uomini di guarnigione che venivano per manovre e per giochi ad occupare i cortili. Alla fine della guerra, si faticò molto a riportare l’ordine nelle cose dell’oratorio. Ci si riuscì anche grazie a don Guido Achirri, che nel frattempo sostituì don Giuseppe Galluzzi. Egli, grazie alle sue intraprendenti iniziative, seppe ridare speranza e nel contempo riaccendere l’entusiasmo dei giovani spinesi.

La popolazione di Spino aumentava e i giovani che frequentavano l'ambiente oratoriano erano cresciuti: si rendeva necessaria, quindi, la costruzione di una nuova struttura, più moderna e funzionale che potesse accogliere e soddisfare le loro esigenze. Questa idea fù giá di Mons. Quaini ma maturò e si realizzò con il suo successore Mons. Sante Maria Bergamaschi (1951-1966) affiancato da don Sante Tosi, suo coadiutore, che ebbe un ruolo fondamentale nella concretizzazione del progetto. A questo punto si rese indispensabile il reperimento degli spazi per la realizzazione dell'opera. Quando ormai nessuno lo pensava e nessuno ci credeva, l'intervento della Provvidenza fece sì che questi spazi venissero trovati. Nel libro cronistorico si legge: "Nel dicembre 1954, mentre si predicavano le Sante Missioni durante la novena dell’Immacolata, ci pervenne l'offerta per l'acquisto della cascina “Carabela”. Una spesa abbastanza forte ma era la Madonna che lo voleva e l'oratorio sará intitolato alla Vergine Immacolata".

Fino al 1870 la Carabela, con annesso un fondo di 270 pertiche, era di proprietá della Chiesa e precisamente dell'Oratorio della Beata Vergine del Bosco di Spino d'Adda. Con le leggi del governo liberale del 1868 (legge Siccardi) essa era destinata a passare al demanio dello Stato. A nulla valsero le ambasciate alle autoritá da parte dei fabbriceri della parrocchia (come fanno fede alcuni documenti presenti in archivio) per conservare almeno parte del fabbricato, che per essere posto in posizione centrale del paese era quanto mai funzionale e necessario per le opere parrocchiali. A nulla valse tutto questo poiché il 22 giugno 1872, con pubblica asta, detti beni venivano aggiudicati a certo Pietro Maccagni. La scomunica per coloro che comperavano i beni sottratti alla Chiesa non faceva paura a tutti, specialmente quando ci fosse stato di mezzo un lauto guadagno. E il nuovo proprietario deve avere guadagnato molto se pochissimo tempo dopo, il 31 luglio 1872, vendeva ad un altra persona, tale Igino Perini. Otto anni più tardi il 2 aprile 1880, la proprietá passò ad Antonio Rossi e quattro anni più tardi, il 10 dicembre 1884, al conte Gerolamo Rossi Martini. Il 19 novembre 1905 la Carabela viene ceduta, pare per debiti di gioco, alla nobile signora Olga Kogan, di origine russa, maritata Valerio, abitante a Milano in corso Vittorio Emanuele, 24. Dopo altri passaggi di proprietá, nel dicembre 1954, essa passò di nuovo nelle mani della Chiesa Parrocchiale di Spino d'Adda dall'ultima proprietaria del fondo, la signora Maria Tarenzi vedova Parapini. Così, la casa padronale, il cortile, la cascina, le stalle, le case dei contadini e il campo San Silvestro, vennero intestati alla parrocchia, mentre il resto della proprietá finì ad una societá di Milano con sede in corso Vittorio Emanuele, 24. Proprio a quel numero abitava circa cinquant’ anni prima la signora Olga Kogan. Scherzi della storia! In breve la cascina sparì sotto i colpi del piccone demolitore e al suo posto sorsero i nuovi palazzi moderni. Ove una volta era la casa padronale venne edificato il palazzo dell'ex Banca Provinciale Lombarda e dove era ubicata la stalla e la cascina, l'oratorio maschile (casa del coadiutore, cappella, aule per la catechesi, sala giochi con annesso un piccolo bar). Nel 1959 il nuovo oratorio era approntato mentre il vecchio, in parte ristrutturato, posto al di la della strada, divenne quello femminile e il 6 settembre dello stesso anno, S.E. Mons. Tarcisio Vincenzo Benedetti Vescovo di Lodi, benedisse ed inaugurò i due oratori alla presenza di S.E. Mons. Carlo Livraghi Vescovo di Veroli-Frosinone che fù, nel 1926, per breve tempo, coadiutore ed assistente dell'oratorio a Spino d'Adda.

Ma l'opera instancabile di Mons. Bergamaschi non era terminata, infatti voleva dotare il nuovo oratorio di un cinema-teatro all'avanguardia. Nel 1964 venne affidato lo studio del progetto al Prof. Ing. Architetto Mario Cavallé del politecnico di Milano. L'elaborazione del progetto fu una cosa breve. Lunghe invece furono le pratiche burocratiche per le autorizzazioni, ecclesiastiche prima, e civili poi. Ai primi di novembre del 1966 giunse la tanto auspicata e sospirata autorizzazione da parte del Ministero dello Spettacolo ad iniziare i lavori. Fu un giorno di grande gioia per Mons. Bergamaschi, che si vedeva ripagato per tante fatiche sopportate nella lunga vigilia. Ma come Mosé cadde in vista della Terra Promessa senza la soddisfazione di potervi posare il piede, così il valoroso veterano, pochi giorni dopo morì affidando al suo successore don Ulderico Casali (1967- 1970), l'onere e l'onore della grande impresa. Il nuovo parroco pose subito le sue mani all'aratro e, nella primavera del 1967 affidò l'esecuzione del progetto alla ditta Cav. Giulio Bruni di Dovera. Così, dove un tempo erano le case dei contadini della Carabela, sorse un'opera imponente e ardita che venne realizzata in tempi brevi. In questo periodo, vennero anche appaltati i lavori per la costruzione del campo da tennis, pallavolo e pallacanestro alla ditta Giulio Fadini di Crema. L'anno successivo tutte queste opere erano terminate e la prima domenica di settembre, festa dell'oratorio, vi fù l'inaugurazione del nuovo cinema-teatro insieme alle altre strutture, alla presenza di autoritá civili e religiose.

Nel 1982 si resero urgenti lavori di sistemazione del salone del bar dell'oratorio maschile, divenuto ormai insufficiente per il grande e consolante afflusso di giovani e ragazzi. I lavori, voluti dal parroco Mons. Lino Magenes (1976 - 1992), iniziarono nel mese di giugno e il 25 settembre dello stesso anno S.E. Mons. Paolo Magnani, Vescovo di Lodi inaugurò ufficialmente la nuova struttura.

Nel 1984 Mons. Magenes, in ottemperanza alla linea pastorale indicata dal Vescovo nel suo documento "Pensiamo ai giovani, speranza della Chiesa", ritenne necessario ristrutturare e quindi ricollocare nella sua antica sede l'oratorio femminile. I lavori iniziarono nell'aprile 1985 e l'ex cinema fù completamente ristrutturato in modo da creare due piani: in quello superiore vennero ricavate aule per la catechesi, mentre il piano terra venne diviso in due fornendo un ampio salone per riunioni ed un saloncino per i divertimenti con annesso un piccolo bar.

La gioventù femminile ebbe così il suo nuovo oratorio che il 22 settembre dello stesso anno fù solennemente inaugurato da S.E. Mons. Paolo Magnani, Vescovo di Lodi.

L'oratorio a lavori ultimati
I lavori per la sistemazione della Cappellina sono quasi ultimati. L’Oratorio è pronto.

Un sentito ringraziamento va alla Maestra Graziella Veneroni per i preziosi consigli datimi durante la stesura di questo lavoro e all’Amministrazione Comunale per averne reso possibile la pubblicazione.

Maurizio Marchini

Note

  1. TODT: Impresa di costruzioni tedesca nata nel 1938 che operò, dapprima nella Germania nazista, e poi in tutti i paesi occupati dalla Wehrmacht. Creata da Fritz Todt (1891 – 1942), Ministro degli Armamenti e degli Approvvigionamenti, l'organizzazione operò in stretta sinergia con gli alti comandi militari durante tutta la seconda guerra mondiale, arrivando ad impiegare il lavoro coatto di più di 1.500.000 uomini e ragazzi. Il principale ruolo dell'impresa era la costruzione di strade, ponti e altre opere di comunicazione, vitali per le armate tedesche e per le linee di approvvigionamento, così come della costruzione di opere difensive (^Ritorna).

 Ultimo aggiornamento: 05/11/2019

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