Santuario della Madonna del Bosco

Origini

Il santuario della Madonna del Bosco si trova nella verde campagna affiancata ad un ampio cascinale: si ha menzione di questa chiesa dall'anno 1350 per l'archivio della scuola della Beata Vergine Incoronata di Lodi, per via di una induzione in possesso di questa chiesa a favore di Turchino Castelli, rogito del notaio Antonietto Fabario, data 5 maggio di quell'anno.

Dell'origine più antica della chiesa non si è potuto stabilire altri fondamenti che quelli della tradizione verbale: nei boschi dove è situata la chiesa fu anticamente preso un uomo da gendarmi per condurlo nel carcere di Lodi. Lungo la strada l'uomo chiese aiuto alla Beata Vergine in un punto dove era presente una sacra immagine. Dopo l'evocazione caddero a terra le manette e poté fuggire.

Successivamente portò i ferri davanti all'immagine lasciando ai suoi piedi le manette con la catena: l'evento attirò molti devoti che iniziarono ad elargire copiose elemosine in segno di gratitudine che permisero di fabbricare una chiesa.

Di fatto, a seguito di un temporaneo abbandono nel corso del XVIII secolo andò perduto l'archivio per cui è impossibile stabilire con certezza le origini di questo luogo di culto.

La struttura

L'aspetto attuale della chiesa della Madonna del Bosco è del 1700. Un'elegante nartece con motivo a serliana favorisce l'ingresso al tempio. Nella parte superiore si apre un finestrone, leggermente arcuato sovrastato dal timpano triangolare.

L'edificio ha una navata unica ma la zona presbiterale si articola su due livelli, fatto singolare per una chiesa di campagna; al livello inferiore è posta la cripta con ornati in cotto risalenti al XVIII secolo; la cripta termina con un'absidiola dove, una volta, vi era collocato un altare.

Al livello superiore si accede tramite due scale laterali.

Opere pittoriche

L'interno della chiesa integra una sua dignità settecentesca con ancora il pavimento in cotto ed è ricco di affreschi i quali, seppur ripuliti, conservano ancora il primo carattere che sembra impresso da un'unica abilità pittorica con confini personali. Infatti, non presentano fra loro notevoli variazioni: si ritrovano gli stessi personaggi. Si nota pure un'omogenea continuazione di lavoro, in un numero limitato di colori principali, anche se, specialmente nell'affresco centrale l'accostamento di tinte legate fra loro da sfumature accentua la ricerca di aspetti più vivaci. Sono affreschi profondamente rappresentativi di pittori attenti allo studio del vero.

Secondo Novasconi gli affreschi nel lato sinistro del presbiterio superiore sono opera di Callisto Piazza, ipotesi supportata da monsignor Giovanni Quaini nel 1935. Lo storico Giovanni Agnelli scriveva: "Nella chiesa della Madonna del bosco vi sono buoni affreschi della scuola dei Campi".

L'Assunzione di Maria

Visto in lontananza, per una tecnica pittorica più armoniosa, più viva e delicatamente espressiva, l'affresco dell'Assunzione della Madonna riflette più luminosità anche per la vitalità delle figure e per il movimento della scena. La luce si sofferma e si accentua nel centro dell'affresco, formando un fondo di bianche nuvole che danno poi maggior risalto ai personaggi. Spiccano in primo piano gli apostoli che, nelle loro varie istintive espressioni di stupore, acquistano una ricchezza di sentimenti, mentre una gloria di angeli sembra indicare la beatitudine del mondo invisibile dove il Padre Eterno riceve la Madonna. Solo, distaccato in una lontananza che le proporzioni sembra infinita, san Giovanni Battista in una posizione di privilegio poiché è l'ultimo dei profeti e il primo degli apostoli, naturalmente in ordine di tempo.

Incontro di Gioacchino e Anna

L'Incontro di Gioacchino e Anna è piacevolissimo, ricco di sfumature coloristiche abbastanza vivaci, in alcune parti quasi trasparenti con un pacato senso di contrasto. Create da pennellate leggere, nel delicato gioco di ombre valorizzano soprattutto le morbide pieghe dei manti. Si intravvede il paesaggio, quasi coperto dalle figure principali che, in un armonioso atteggiamento, mettono in evidenza la serenità è la spontaneità delle persone semplici. Non manca poi l'agnellino, animale prediletto dai pittori antichi, non solo come elemento decorativo, ma anche perché l'immagine aggiungeva al quadro un sentimento di pace.

Adorazione dei Magi

Dopo l'osservazione più attenta del significativo affresco dell'immagine, si nota un impeto quasi più intense più vivo, nella tonalità dei colori. Ogni dettaglio di tale realtà immaginata, sembra più studiato con punte di precisione. Le figure emergono nelle loro pennellate più forte dallo sfondo scuro.

Adorazione dei pastori

C'è vita nell'affresco dell'Adorazione dei pastori e colpisce l'espressione dei personaggi, rafforzata dalla dolcezza dei gesti di fronte al grande avvenimento divino. Collocati nello sfondo di un calmo tramonto, sembrano dipinti da colori inimitabili che danno un certo effetto. Infatti, vi è una luce che non solo dà maggiori risalto ai particolari, ma riflette la forza interiore e i valori di un tempo.

Presentazione di Maria al Tempio

La Presentazione di Maria al Tempio dell'unico affresco che, al centro ha uno spazio bianco che toglie parte di lavoro. Ed è anche l'unico in cui sembra evidente nei visi dei personaggi due diverse mani di pittura, anche se, i colori prendono liberamente con la stessa tecnica tutte le figure. La sua frammentaria esecuzione rimasta, ci porta comunque sensazioni emotive e curiosità per ciò che è invisibile, non dimenticando che sono affreschi realizzati quasi cinque secoli fa.

Opere trafugate

In due furti compiuti a breve distanza di tempo l'uno dall'altro nel marzo del 1983 furono asportati l'altare in legno intarsiato e il grande quadro rappresentante l'Annunciazione con la relativa pregiata cornice, le cassapanche barocche e alcuni candelieri.

La pala dell'Annunciazione era opera di autore ignoto del XVII secolo in una bella cornice dorata di apprezzabile stile decorativo con caratteristiche analoghe all'altare. Rievocava l'Annunciazione: si può notare analizzando la riproduzione fotografica rimasta, una cura meticolosa del disegno ricercata anche nell'ambiente di fondo. Tutto è aggraziato, con evidente gusto seicentesco. C'è un'accurata morbidezza nelle snelle figure con mani molto a far rosolate e dolcezza nelle pose, però l'insieme è freddo e manca di sensibilità espressiva: sembrano personaggi della scena teatrale.

Bibliografia
  • Luciano Quartieri, Santuario della Madonna del Bosco di Spino, Stampa Litografica Spa, s.d.
  • Graziella Veneroni, Era una città... ora è Spino d'Adda, Grafica GM, 1997.
 Ultimo aggiornamento: 13/06/2019
Veduta esterna
Veduta esterna.
Lo scurolo
Lo scurolo.
L'Assunzione di Maria
L'Assunzione di Maria, dal libro «Era una città... ora è Spino d'Adda» di Graziella Veneroni, Grafica GM, 1997.
L'incontro con Gioacchino ed Anna
L'incontro con Gioacchino ed Anna, dal libro «Era una città... ora è Spino d'Adda» di Graziella Veneroni, Grafica GM, 1997.
L'Adorazione dei Magi
L'Adorazione dei Magi, dal libro «Era una città... ora è Spino d'Adda» di Graziella Veneroni, Grafica GM, 1997.
L'Adorazione dei Pastori
L'Adorazione dei Pastori, dal libro «Era una città... ora è Spino d'Adda» di Graziella Veneroni, Grafica GM, 1997.
La Presentazione di Maria al Tempio
La Presentazione di Maria al Tempio, dal libro «Era una città... ora è Spino d'Adda» di Graziella Veneroni, Grafica GM, 1997.
La pala trafugata
La pala trafugata.

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